| A tempo perso mi diverto a scrivere fanfiction quando una serie mi stuzzica particolarmente e da qui é nata l'idea per questa Attraverso lo Specchio. Iniziata tempo fa come una breve storia, si é poi evoluta inevitabilmente in una long-fic a causa del mio pessimo vizio di fantasticare sul "Cosa accadrebbe in seguito?", con il risultatto che anche se la storia scritta attualmente é ancora ai primi capitoli ho già finito per elaborare altri DUE seguiti...Mah....Da qui l'idea di unificare il tutto e semplicemente dividerla in 3 parti.
Attraverso Lo Specchio é una side-story che, cronologicamente parlando, inizia durante il Traumend (prima che gli eventi precipitino nel falso Gioco di Alice), fino ad arrivare molto più avanti e diventare un ipotetico seguito per l'Anime. Bon, basta con le spiegazioni e vi lascio alla storia.
----------------------------------------------------------------------------------------------------- Cap.01
Era da poco passata la mezzanotte sulla città. Per le strade c'era un'aria umida e fredda e il cielo semicoperto di nubi preannunciava una lunga nottata di pioggia. Tuttavia, Megu Kakizaki non avrebbe rinunciato ad uscire dall'ospedale quella notte. Non era la prima volta che la ragazzina, con il favore delle tenebre, sgattaiolava temporaneamente fuori all'aperto eludendo la sorveglianza delle infermiere. Sapeva bene che a causa del suo cuore malato non poteva allontanarsi da quelle mura che da anni ormai rappresentavano la sua casa. Ma sapeva bene anche di non poteva rinunciare. Non quella notte, o sarebbe successo qualcosa d'irreparabile.
Così, esattamente come le altre volte, Megu si diresse alla vecchia chiesa. Era un edificio lugubre e ormai abbandonato che sorgeva accanto all'ospedale e che aveva sempre messo i brividi alle infermiere che si prendevano cura della ragazzina. Complice la sua fretta però, quella sera per la prima volta qualcuno assistette alla "fuga" di Megu; anche se non si trattava di qualcuno dell'ospedale. Era un ragazzo più grande di lei che stava camminando lungo la strada vicina trasportando una busta di plastica con sopra impresso il logo di un convenience store. Stringendo tra le labbra una sottile stecca di liquirizia, lo sconosciuto si fermò sotto la luce di un lampione e rimase ad osservare con aria attonita la ragazzina aprire la porta della chiesa ed entrare indisturbata.
La grande vetrata colorata della chiesa era l'unica cosa che faceva passare la luce esterna dei lampioni dentro la struttura, che comunque restava per buona parte un ambiente in penombra. "Signor angelo! Signor angelo! Dove sei?!" iniziò a chiamare Megu a gran voce, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle. Ma per quanto continuava a chiamare, l'unica cosa che le rispondeva tra quelle mura era l'eco della sua stessa voce. La ragazza continuò guardarsi attorno nel piccolo edificio, avanzando decisa in mezzo alle due file di panche usurate. Sempre continuando a chiamare, raggiunse l'altare di marmo proprio davanti alla vetrata; lì la luce era più forte e illuminava Megu completamente, rendendola ben visibile nella semi-oscurità della chiesa. "Signor angelo!" insistette lei "Ti prego rispondimi!". "Che ci fai qui?" Megu sorrise sorpresa e si voltò indietro, in direzione di quella voce indistinta. La sua gioia si spense subito quando vide uno sconosciuto di fronte alla porta aperta della chiesa. "Non dovesti entrare qua dentro, ragazzina!" disse il ragazzo, fissandola con aria seria "Non lo sai che questo posto é abbandonato da un pezzo? E' meglio se esci subito!" Ancora visibilmente sorpresa, Megu non rispose rimanendo immobile sotto la luce della vetrata. Continuò a fissare lo sconosciuto stringendosi una mano al petto. Vedendo che non otteneva alcuna reazione, il ragazzo scosse la testa e fece un passo verso di lei, con l'intenzione di condurla fuori. Ma si fermò immediatamente quando vide la ragazzina indietreggiare di riflesso, cozzando malamente contro l'altare che le impedì di andare oltre. "Whooa!!" esclamò preoccupato lui, mettendo le mani avanti. "Tranquilla! Hey!" Megu lo fissava con uno sguardo frastornato e dolorante per il colpo alla schiena. Il ragazzo era lontano ancora a diversi metri dall'altare, ma grazie alla luce non faticò ad accorgersi che Megu stava tremando.
Il ragazzo rilassò le braccia lungo i fianchi, rendendosi conto di non essere stato molto delicato. Probabilmente anche il suo aspetto in quel momento non ispirava fiducia a Megu. Non era certo brutto, tutt'altro, ma con quei capelli castani spettinati lunghi fino alle spalle e quella vecchia giacca a vento che indossava..... "Ok, calma. Riproviamo...." sospirò alla fine, senza però avvicinarsi ulteriormente. "Mi rendo conto che non ci conosciamo...Che non ho il diritto di dirti cosa fare solo perché sono più grande, che sicuramente sei una ragazza che sa il fatto suo, eccetera eccetera...Purtroppo però non riesco a fare a meno di preoccuparmi se so che te ne vai a zonzo qui dentro da sola. Non che l'esplorare luoghi abbandonati sia un'esclusiva di noi maschietti, intendiamoci...Ma questa catapecchia non é il luogo più sicuro dove stare per chiunque; soprattutto a quest'ora di notte. Mi capisci?" Il suo tono di voce era calmo e scherzoso, ma nonostante questo Megu non sembrava cambiare atteggiamento. Lui continuò lo stesso con la sua parlantina sperando di alleggerire un pò la tensione che si era creata. "Bene. E scommetto che ora ti stai chiedendo 'ma chi sarà mai questo tipo strano ma comunque incredibilmente affascinante e soprattutto modesto?'. Quindi mi presento: mi chiamo Hikaru. Piacere di fare la tua conoscenza...uh..." "...Megu.." rispose finalmente lei con un filo di voce, dopo alcuni secondi d’ulteriore silenzio. Hikaru sorrise. "Piacere di fare la tua conoscenza, Megu-chan." riprese lui "Come ti dicevo, non voglio fare il guastafeste. Ma facciamo così: per farmi perdonare ti offro qualcosa da bere al distributore qui fuori, ok?" Hikaru si zittì un attimo e poi sorrise imbarazzato. "Ahem, si mi rendo conto che non é un granché come offerta, ma veniamoci incontro! Vista l'ora é il massimo che posso fare!" Detto questo, il ragazzo tese lentamente una mano in direzione della ragazza. "Dai, usciamo da qui." continuò, rivolgendole un sorriso gentile "Sennò oltre a farci venire un attacco d'asma per la polvere ci becchiamo pure qualche calcinaccio in testa."
Rispetto al primo impatto, i suoi modi erano decisamente migliorati e non sembrava avere cattive intenzioni. Ciononostante, Megu non avanzò verso di lui e né rispose. Cadde invece all'improvviso ai piedi dell'altare, cogliendo totalmente di sorpresa il ragazzo di fronte a lei. "Oooooohccavolo!" esclamò questi, divorando in corsa i metri che lo separavano dalla ragazzina. Quando la raggiunse, le mise un braccio dietro la schiena e la tirò su leggermente. "Megu-chan! Stai bene?!" Lei era ancora cosciente, ma il suo viso era solcato da perle di sudore e respirava affannosamente. Hikaru le passò la mano libera sulla fronte, alzando la frangia dei suoi capelli neri. "Cribbio ma tu...Scotti! Che diamine ti passa per la testa di andartene in giro in queste condizioni?" "L'angelo..." mormorò Megu a voce bassa. Hikaru aggrottò le sopracciglia in un'espressione incredula. "...Che cosa?" "...Devo avvertire...l'angelo..." insistette la ragazzina. Ma per Hikaru era evidentente che stava delirando. "Beh, il tuo angelo dovrà aspettare mi sà!" ribatté poco convinto lui, preparandosi a prenderla in braccio "Ti porto subito all'ospedale qui accanto e-" "NO!!" urlò Megu, iniziando a dimenarsi furiosamente e nell'impeto assestò uno schiaffo al ragazzo col dorso della mano. "Ahio!! E Calmati!" si lamentò lui, tentando di trattenerla. "Signor angelo...Signor angelo!!" "Buona!" Megu non sembrava voler sentire ragioni e continuò a lottare per diversi secondi. I suoi sforzi si fecero poi meno insistenti fino a placarsi quasi del tutto, chiuse gli occhi e si abbandonò sfinita contro il petto di Hikaru, che la sollevò finalmente in braccio. "Cerca di stare calma ora." le disse lui, cercando di tranquillizzarla "Andrà tutto bene." Fu allora che la luce che filtrava dalla vetrata colorata si abbassò di colpo. Hikaru alzò lentamente gli occhi e la vide. In piedi sull'altare c'era una figura vestita di nero che si stagliava davanti alla vetrata. Era minuta, ma aveva due grandi ali sollevate verso l'alto; occhi rosa pallido incastonati in un piccolo viso femminile brillavano nell'oscurità, fissi su di lui. "....forse no..." pigolò sconcertato il ragazzo, quando ebbe finalmente la forza di tirare il fiato.
Hikaru Shiba non era mai stato un credente. Per lui termini come Paradiso o Inferno avevano poco senso, né tantomeno aveva mai pensato seriamente all'esistenza degli angeli. Era convinto fosse sempre meglio tentare di risolvere i problemi con le proprie forze, piuttosto che attendere l'aiuto di una divina provvidenza che non sarebbe mai arrivata. In quel momento però, davanti ai suoi occhi c'era proprio uno di quegli angeli che lo fissava tenacemente con occhi ferini e con l'aria di non aver alcuna buona intenzione nei suoi confronti. Ed Hikaru era sicuro che il fatto di non crederci non avrebbe fatto differenza.
Suigintou del resto era una bambola incantata che aveva solo l'aspetto di un angelo e le sue maestose ali nere riflettevano il suo animo. Solo il continuo relazionarsi con il suo medium, Megu, aveva in parte stemperato il suo carattere crudele e affievolito il disprezzo per gli esseri umani. Ma vedere un uomo intento a fare del male all'unica persona di cui gli importava davvero qualcosa, non faticò a riempirla di una rabbia indescrivibile. No, il fatto che Hikaru non credesse agli angeli non avrebbe fatto alcuna differenza.
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