Rozen Maiden Wahnsinn, I commenti QUI

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view post Posted on 4/7/2008, 09:01
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LusHika { 7-3-08 }

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Tutti i nomi, accessori, abiti, poteri, situazioni non esistenti in Rozen Maiden, sono © Kira.Lu.

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Prologo





Aprendo gli occhi lentamente, notò la stanza di specchi e cristalli dove sempre si ritrovava nei sogni. Accanto, notò la sua dolce sorella maggiore che attendeva con ansia il suo destarsi nel suo mondo. Sorrise, profondamente, con quell'occhio d'oro come il sole. "L'ho trovata." disse, raggiante. "E' perfetta per te". La bambola dai capelli rosati portò l'annuncio con gioia, fissando teneramente il piccolo bianco angelo appena comparso nel suo sogno. Esterrefatta, l'angelica bambola non comprese subito quelle parole e ricambiò con uno sguardo incuriosito. Poi parve capire e mutò espressione. Il suo volto si illuminò di gioia che trasmise anche alla già felice bambola di neve. "finalmente potrò svegliarmi!" esclamò col cuore colmo di felicità.


Edited by Kirakishou - 27/9/2008, 22:36
 
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Lushia
view post Posted on 27/9/2008, 21:39




Phase 1 - Marléne Laviéve





Pensierosa, scorreva il dito sui paragrafi di quel noioso libro. Il mondo, così cambiato in soli 50 anni. Perchè? Per quale motivo?
Questo posto una volta non c'era, quest'altro era diverso, questi erano due stati, ora sono un'unico luogo. Tante culture, tradizioni rinchiuse in una sola.

Cos'è la guerra? Perchè siamo in guerra? Perchè questo regno non può stare al posto suo anzichè voler per forza avere quest'altro? Perchè l'uomo continuava a combattere? Non gli basta ciò che già ha?
Perchè la gente soffre? Perchè fanno piangere i bambini? Perchè distruggono gli amori?
Tutta colpa della guerra. La Guerra è il modo più semplice per dire che l'uomo è un essere malvagio ed egoista.
Con la guerra si perde tutto. si perdono gli amici, gli amori, i propri cari, la libertà, la felicità, le passioni.
Quel libro sul quale una volta studiavo, il professore che raccontava la storia, la geografia, la matematica. Lo odiavo, si. Ma rimpiango di non essere con lui a ripassare il dito su quel libro.
La mamma, il papà. Dove sono? Perchè non sono qui con me a tenermi la mano? Mi mancano, mi mancano tanto.
Rivoglio la mia casa, il mio paese, i miei amici d'infanzia. Voglio tornare a svegliarmi con Eléna che mi portava a letto la colazione, i croissant con la cioccolata e una tazza di latte caldo. Poi mi lavava e mi vestiva. Amavo chiacchierare con lei e raccontare barzellette.
Amavo correre per i corridoi anche se mi rimproveravano. Non dovevo correre, non si fa. Ci rimanevo male e a volte, da piccola, piangevo. Ma non importa, voglio ritornare a farlo.
Voglio la mia mamma che mi sorrideva, dicendo che ero diventata una splendida signorina. Voglio il mio papà che mi raccontava della sua infanzia, che mi portava a spasso per il GranDucato, dicendomi che un giorno sarebbe stata dura, ma che sarei riuscita a portarlo avanti con il mio consorte.
Tanta gente diversa, tante razze, tante religioni. Non importava nemmeno di che ceto sociale fossi, gli uomini sono tutti uguali, mi disse.
Accoglieva con amore anche le persone più povere e le aiutava. Il mio papà era eccezzionale. Tutti amavano i Granduchi, e tutti amavano anche me. Dicevano che ero davvero diventata bella, che ero una splendida duchessina. Sarei davvero diventata duchessa del Granducato dei Laviéve? Era un sogno per me. A volte dicevo che fosse troppo complicato, non volevo lavorare tanto come la mamma ed il papà. Però adesso, se ci ripenso, vorrei farlo. Lavorare non mi spaventa. Loro rendevano felici la gente, anche io volevo rendere felice la gente. Proprio ora, quando sembra che la felicità sia un'utopia.

Si svegliò di colpo. Aprì gli occhi del colore della terra, osservando alcune sagome indistinte muoversi accanto a lei. Si guardò intorno confusa. Dov'era? ah, certo. Era una stanza abbastanza buia, illuminata dalle candele. Osservò le sagome, affamate e assetate, cercare di dormire per terra tutte vicine. Tante famiglie, dimezzate, bambini, ragazzi, anziani. Si riaccasciò, cercando di addormentarsi, anche se le fu impossibile, a causa di una nuova esplosione, che fece tremare la stanza buia.
Osservò il soffitto. Caddero alcuni pezzi di intonaco, ma non era preoccupante. La camera sotterranea era stata costruita proprio per riparare la gente dai missili e dalle bombe.
Scorse con il viso tutte le sagome, alla ricerca di qualcuno a lei familiare. Ma non lo trovò. Sconsolata, pensò fosse ancora con i soccorsi, aiutando le altre persone in balia delle strade sopra di loro.
Sperando fosse ancora vivo, si stese nuovamente sul giaciglio fatto da alcune coperte, accarezzandosi gli splendidi capelli corvini. Portò la mano sul petto, cercando qualcosa. Si alzò di scatto urlando, facendo sobbalzare le persone accanto a lei.
Dov'era? Non era lì! Continuò, togliendosi la maglietta. Non aveva timore delle altre persone, dopotutto aveva solo 12 anni, non aveva ancora nemmeno una seconda. Ma non le importava questo, ora. Doveva ritrovarlo.
Si alzò, catapultandosi fuori dalla porta, percorrendo il corridoio che portava all'uscita. Spalancò la porta, chiudendola nuovamente dietro di sé.
Uscì dal negozio in cui si trovava il bunker cammuffato per non essere trovato. Corse per il violottolo pieno di crepe e resti di abitazioni che non hanno retto alla furia della guerra.
Era di fronte a lei, una villa dove aveva abitato per un mese fino a 2 giorni prima. Sfrecciò, senza vedere un ragazzo dai capelli castani che, notandola, si staccò dal resto dei soccorsi per cercare di prenderla.
-Ma dove cazzo....MARLENE!!!- urlò il ragazzo, cercando di farsi sentire tra il rumore delle esplosioni poco distanti, nella zona ovest della città.
Per fortuna raggiunse l'ingresso della villa senza essere vista dagli aerei che sfrecciavano sopra di loro. Si introdusse, cercando quella che per poco tempo era stata la sua camera.
Dopo che la sua casa era stata distrutta, aveva portato via tuti i suoi ricordi più preziosi in quella villa dove era stata ospitata. Ma poteva perdere tutto, tranne quello. Il ciondolo a carillon che le avevano regalato i suoi genitori. C'era un loro ritratto al suo interno. Non poteva permettersi di perdere l'unica cosa che le restava dei suoi genitori, morti solo il mese scorso, dopo che la città di Aurays, capitale del Granducato, era stata attaccato dall'Impero e conquistata.
Lo trovò, tra i suoi bagagli. Lo prese e se lo infilò al collo, sicura che non l'avrebbe più perso. Si alzò e si voltò, notando il ragazzo dai capelli castani.
-Willy...- sussurrò, mostrandogli il ciondolo che aveva ripreso con fatica.
William sospirò, sapeva che era davvero importante per lei. Ormai la conosceva bene, quella ragazzina che era cresciuta con lui. Andava sempre nella panetteria di suo padre con la scusa di vedere Willy. Gli voleva molto bene, erano davvero uniti, nonostante il ceto sociale che li divideva. Nessuno aveva mai avuto nulla in contrario, se una duchessina e il figlio di un panettiere fossero amici, men che meno i suoi genitori. Anzi, i genitori di Marléne erano i primi a spingerla in queste amicizie. E' il nostro popolo, dopotutto, diceva il buon padre.
-Andiamo, è pericoloso rimanere qui!- disse il ragazzo, prendendole un braccio e trascinandola via.
Percorsero a gran velocità il corridoio, finchè un'altra forse eplosione non li spaventò, facendo tremare il pavimento, la villa, così inciamparono, sbattendo con la testa per terra.

"Addormentata lasciando che il vento mi porti via
tra le onde di un armonia
in un mare azzurro e blu cantando insieme le note
che t'accompagneran lungo questa vita"


una soave voce cantava dolcemente, in lacrime, paroli dolci e tristi. La splendida ragazza dai capelli corvini, in lacrime, non riusciva a trattenersi dal chiamare col suo canto chi voleva bene più di tutti.

"un giorno poi io crescere dovrò
e quel giorno io perduta non sarò
se questa ninna nanna ancor canterai ovunque tu mai sarai io sentirò
e avanti andrò"


I ricordi della donna dai lunghi capelli castani, ritornavano sempre di più ogni nota della canzone che ogni notte la donna le cantava.

"E' la speranza melodia che mi cantavi sempre tu
ma saprai che anche io adesso canterò con te"


La cantava sempre, ogni notte, e dopo mi raccontava di come, se avessi cantato questa canzone, lei mi avrebbe aiutata ovunque lei fosse stata. Se in cielo o se in terra, lei sarebbe stata sempre con me, la mia mamma.

"se attraverso il vento la sentirò mi lascerò andar
per volare li da te pregando nel mio cuor
sempre"


All'ultima nota, si fermò. Osservò il prato dove si trovava seduta, finché non notò un viottolo, alla sua destra. Si alzò. Sentiva cantare. Non era il suo eco, aveva appena finito quando si era accorta che un'altra voce di una bambina rimbombava da sopra quel viottolo. Lo percorse, notando una chiesa in rovina.
Non resistette, aprì la porta.

"Perciò cantai mia questa lode
che mi fa guardare sempre in avanti
e cercherò sempre quel raggio di luce
Mentre suona il pianoforte
che mi fa da amico e mi da note
di questa Ottava Sinfonia"


Una bambina dai capelli argentei si voltò, notando la presenza appena entrata.
Marlène la osservò. Capì subito che non era umana. Poteva essere un angelo, perchè aveva delle bianche ali. Eppure....sembrava proprio una bambola. Era bellissima. Si avvicinò pian piano, ammirando la meravigliosa creatura che stava cantando.
Ririnkai la fissò curiosa. Come poteva trovarsi nel suo sogno? Era lei che stava cantando poco prima, di cui aveva ammirato la voce?
Si alzò, posizionandosi di fronte, per vedere bene quella ragazzina coi capelli corvini e gli occhi castani.
-Quindi...sei tu la ragazza di cui mi ha parlato Kira.- disse, osservandola. Era davvero una bella bambina, con uno sguardo dolce, aveva anche una bella voce. Kira non poteva aiutare Merodia a trovarne una migliore, aveva davvero fatto un buon lavoro.
-come? non capisco....tu cosa sei?- chiese, curiosa. Le si avvicinò, accomodandosi sotto la croce dove si trovava in piedi la bambola azzurra.
-io sono l'ottava bambola delle Rozen Maiden, Ririnkai. - disse, con un sorriso - e tu d'ora in poi sarai la mia Medium!- esclamò, tendendole una mano, sul cui palmo era appoggiato uno splendido anello con incisa una rosa.
 
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view post Posted on 25/11/2008, 21:58
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LusHika { 7-3-08 }

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Phase 2 - Adel Croixenne






Marlène osservò curiosa la bambola alata. Una Rozen Maiden? Diventare un medium? Cosa voleva dire?
Non si perse in pensieri troppo complicati e decise di parlarle. Stranamente sentiva il calore emesso da quella strana creatura, come se fosse il suo.
-non capisco...- disse, facendole intuire cosa voleva dire. Ma non serviva intuirlo, la bambola angelica l'aveva già capito scrutandole gli occhi.
-Esistono 8 bambole leggendarie perchè costruite dal grande artigiano Rozen. Queste siamo noi, bambole della serie Rozen Maiden, bambole viventi.- si affrettò a spiegarle con calma. -ogni Rozen maiden ha bisogno di un umano che le dia l'energia per potersi muovere. Tramite questo anello si diventa Medium, ovvero donatori di energia per noi.-
-Quindi...mi stai chiedendo di darti la mia energia per vivere?- chiese, sempre più incuriosita. In un mondo che aveva smesso di sognare e di sperare, quella poteva sembrarle una splendida favola.
-In teoria no, la mia situazione è diversa da quella delle mie sorelle.... comunque sia indossalo, ti prego- disse, ponendole tra le mani l'anello.
Marlène osservò la bambola. era molto bella, con luminosi boccoli argentati e gli occhi di un azzurro sfumato sul lilla. Era come se potesse capire cosa le stava dicendo semplicemente guardandola negli occhi. Era una sensazione strana, ma non era la prima volta che la provava.
-Sei una bambina speciale.- disse, mentre Marlène si infilava l'anello al dito, che brillò di un color acquamarina intenso.
-Non lo sono, ho 12 anni, sono adulta- disse, un pò offesa, scrutando l'anello con interesse.
-scusami. Sei una ragazza speciale.- ripeté, correggendosi, la bambola azzurra.
-Cosa ti fa pensare che io sia speciale?- disse Marlène, ormai finito di fissare l'anello e tornando a fissare la bambola con grande interesse.
-prima di tutto non è normale per un umano entrare nel sogno di una bambola.- disse, mentre Marlène parve riflettere su quelle parole. -secondo...riesco a percepire molto bene i tuoi sentimenti...non come con gli altri, è come se tu fossi molto in sintonia con me.- concluse, mentre la ragazzina dai capelli corvini sorrise.
-mamma diceva che avevo un dono.- disse.
-aveva ragione. E' raro trovare un umana con questi poteri...- disse alzandosi e stiracchiandosi.
-ma...Ririnkai, questo è il tuo nome, vero?- chiese, sperando di non aver sbagliato la pronuncia del nome.
-si, chiamami pure Ririn o Rin se ti va. Tu invece? Marlène, giusto?- chiese, osservandola dolcemente.
-ok vada per Rin...si, mi chiamo Mar...ma tu come lo sai?- domandò d'un tratto, esterrefatta. Non aveva mai detto il suo nome. Ririnkai ridacchiò.
-Sembra che ti stia molto a cuore ma che tu non voglia dirlo a nessuno. Perchè ti celi?- chiese, sedendosi nuovamente e tenendosi pronta ad ascoltare la storia. Marlène si rattristò.
-non posso dirlo a nessuno...se no mi trovano e mi uccidono...- disse, pensierosa -come hanno fatto con i miei genitori...-.
-uhm...ti va di raccontarmi qualcosa?- chiese, attenta alle sue reazioni.
-ecco...- era restìa a parlare di ciò, ma forse doveva farlo. Era da tempo che voleva sfogarsi e dopotutto quello era un sogno, no?
-avanti. I pensieri sono confusi, ho bisogno di te per metterli assieme, non posso capire cosa succede da sola, non con tale confusione dentro il tuo cuore...- disse, osservandola negli occhi. Marlène si sentì più forte e annuì, iniziando a narrare.
-L'impero ha ucciso i miei genitori perchè sono i Granduchi di Laviève,,,erh...lo erano..- rivelò, tristemente -e cercheranno anche me perchè sono l'erede.- disse infine.
-E' un bel problema...praticamente vogliono il tuo territorio e finchè sei viva puoi reclamarlo..giusto?- chiese la bambola azzurra pensierosa.
-Esatto...- rispose, osservando il pavimento con tristezza.
Ad un certo punto, Ririnkai alzò il capo, nervosa, issandosi immediatamente e osservandosi intorno in cerca di qualcosa.
-cavolo.- esclamò, preoccupata. Marlène la osservò stranita.
-che succede?- chiese, mentre Ririnkai le si era avvicinata e la stava fissando negli occhi.
-Ti prego, devi risvegliarmi.- le chiese, pregandola.
-co..come?- rispose sconcertata la bambina dai capelli corvini.
-Il mio baule...non so dove si trovi.- disse, osservandosi intorno. -trovalo e troverai anche me. Solo tu puoi caricarmi.- le disse, tornando a fissarla.
-ma come sarebbe che non sai dove ti trovi?- le chiese, incredula per le parole appena udite.
-il coniglio non vuole far svegliare nessuna, mia sorella ha portato il baule di nascosto fuori dall'N-Field- raccontò, ma Marlène non capiva nulla di quello che la bambolina stava spiegando -non so dove mi trovo e non posso chiederlo a mia sorella perchè non la trovo.- aggiunse.
-cioè...devo trovare quindi il baule dove ci sei tu dentro?- ripeté per essere sicura di aver capito bene la richiesta.
-Si, esatto. Trovami e caricami, ti prego!- le chiese ancora, in lacrime. -Svegliami! Non voglio più dormire ed essere costretta a questa tortura!-
-che tortura?- chiese Marlène spaventata, ma Ririnkai scosse il capo.
-Devo scappare adesso, o lui scoprirà di te. Ti prego, fa come ho detto!- le disse. Marlène cercò di comprendere le parole della bambolina ma a quel punto vide tutto diventare bianco e infrangersi come uno specchio.
-RIRINKAI!- urlò la bambina, impaurita.
-Trovami! Ti prego!- echeggiò da lontano, finchè non si fece tutto buio e riaprì gli occhi.
Si guardò intorno, era ormai giorno. La villa era semi distrutta ma lei non aveva ferite e nemmeno William, che si trovava seduto accanto a lei, già sveglio.
-per ora è passato, hanno smesso di bombardare...- disse, osservandola sorridendo per lo scampato pericolo. Marlène si issò a sedere, osservano il ragazzo perplessa. -tutto a posto?-
-ho fatto uno strano sogno...- disse la bambina, massaggiandosi la fronte per la botta dovuta alla caduta. -era una...- ma non finì la frase. Il suo sguardo era fisso sull'anello con incisa una rosa, che portava al dito. Restò a bocca aperta, comprendendo che quello appena vissuto non era affatto un sogno, o almeno non completamente. Aveva davvero incontrato quella bambola e aveva stretto il legame con lei. Tuttavia lei era nascosta da qualche parte e doveva trovarla...ma come poteva mai fare?
-che hai?- chiese Willy, preoccupato.
-la bambola! devo trovarla!- disse, facendosi forza. William si portò la mano sulla fronte.
-oh no. Un altro oggetto importante dimenticato qui? Cerchiamola presto, su.- disse, alzandosi, ma Marlène scosse il capo.
-no no. Lei non è qui... mi ha detto che devo trovarla, devo trovare il suo baule e devo svegliarla!- disse, piena di volontà. Willy la fissò sconcertato.
-...si, davvero un sogno strano. Ora però smettiamola con queste sciocchezze e torniamo al rifugio, ci..-
-No.- urlò Marlène, interrompendo l'amico che si stupì. -Ririnkai mi sta aspettando. Prenderò un passaggio in periferia e mi farò portare in campagna.- disse, sicura di sé.
-Allora...primo, perchè dovremmo fare una cretinata del genere? E' stato solo un sogno, no? Le bambole non parlano.- disse, cercando di far ragionare la ragazza. -secondo, perchè vuoi andare in campagna?-. A quest'ultima domanda, Marlène rimase perplessa. In teoria non lo sapeva manco lei, possibile che fosse una decisione presa istintivamente oppure dettata dalle sue strane capacità. -Beh, qualunque sia il motivo credo che tu abbia avuto una bella idea.- disse il ragazzo, stupendo la giovane. -le campagne sono poco prese di mira dall'esercito, che mira a distruggere le grandi metropoli.- spiegò, sorridendole.
Inaspettatamente, i due si stavano dirigendo, dopo aver preso le loro poche cose dal rifugio, verso la periferia, chiedendo alla gente chi si apprestava ad andare nelle campagne.
Mentre si trovavano in una accesa discussione con una sarta, che non voleva farli salire sul suo carro, furono interrotti da un uomo coperto da un mantello bianco. Marlène fu subito messa in disparte dall'amico che voleva proteggerla, ma non c'era bisogno. L'uomo si sfilò il mantello, rivelando il viso di una donna, bionda e segnata da combattimenti e da una vita di addestramenti e di sforzi fisici. Adel Croixenne, capo delle guardie ducali.
-Adel!!!- urlò gioiosa Marlène, abbracciandola.
-Milady, non dovreste esporvi così alla gente, potrebbero esserci spie dell'impero.- disse, duramente. William sospirò, era ridicolo che non aveva pensato ad un pericolo simile.
-Mi dispiace....ma siamo diretti in campagna ma non soppiamo come andare!- disse la ragazza, chinando il capo, rattristata. La donna si chinò e le prese il viso tra le mani, dolcemente.
-Vi ci porterò io. Conosco un fidato artigiano che si trasferisce in campagna da parenti con tutta la sua famiglia e può darci un passaggio.- rivelò Adel. Marlène la abbracciò, entusiasta.
-Ci puoi indicare chi è questo artigiano?- chiese William, felice per l'inaspettata fortuna.
-Vi porterò io stessa.- disse, decisa, la donna.
-Oh, sei molto gentile ma non vogliamo disturbare...- disse il ragazzo, che non voleva coinvolgere altre persone. La donna mutò la sua calma espressione che divenne più seria.
-Io sono ancora il capo delle guardie ducali. Ho il compito di proteggere la duchessina Marlène-sama a costo della mia vita- disse, con fermezza. I ragazzi la fissarono stupiti. -Ero appunto alla sua ricerca. Adesso che l'ho trovata, non la perderò di vista neanche per un istante.- continuò, stupendo ancor di più i due. -inoltre, ormai il mio esercito è fuori uso, siamo rimasti in pochi. Il mio compito è quello di sorvegliarvi e proteggervi e così sarà. Per cui, se abbiamo finito di colloquiare, possiamo avviarci verso la bottega.-
Dopo l'inquientante rivelazione, i tre si sistemarono sul carro dell'artigiano e partirono alla volta delle campagne. William era abbastanza teso a causa della presenza di Adel, tuttavia, ritenne la sua presenza fonsamentale per la sicurezza di Marlène. Era meglio così, era stata una fortuna incontrarla, ed era sicuro che sarebbe rimasta sempre al loro fianco per vegliare sulla duchessina.
 
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