Phase 2 - Adel Croixenne
Marlène osservò curiosa la bambola alata. Una Rozen Maiden? Diventare un medium? Cosa voleva dire?
Non si perse in pensieri troppo complicati e decise di parlarle. Stranamente sentiva il calore emesso da quella strana creatura, come se fosse il suo.
-non capisco...- disse, facendole intuire cosa voleva dire. Ma non serviva intuirlo, la bambola angelica l'aveva già capito scrutandole gli occhi.
-Esistono 8 bambole leggendarie perchè costruite dal grande artigiano Rozen. Queste siamo noi, bambole della serie Rozen Maiden, bambole viventi.- si affrettò a spiegarle con calma. -ogni Rozen maiden ha bisogno di un umano che le dia l'energia per potersi muovere. Tramite questo anello si diventa Medium, ovvero donatori di energia per noi.-
-Quindi...mi stai chiedendo di darti la mia energia per vivere?- chiese, sempre più incuriosita. In un mondo che aveva smesso di sognare e di sperare, quella poteva sembrarle una splendida favola.
-In teoria no, la mia situazione è diversa da quella delle mie sorelle.... comunque sia indossalo, ti prego- disse, ponendole tra le mani l'anello.
Marlène osservò la bambola. era molto bella, con luminosi boccoli argentati e gli occhi di un azzurro sfumato sul lilla. Era come se potesse capire cosa le stava dicendo semplicemente guardandola negli occhi. Era una sensazione strana, ma non era la prima volta che la provava.
-Sei una bambina speciale.- disse, mentre Marlène si infilava l'anello al dito, che brillò di un color acquamarina intenso.
-Non lo sono, ho 12 anni, sono adulta- disse, un pò offesa, scrutando l'anello con interesse.
-scusami. Sei una ragazza speciale.- ripeté, correggendosi, la bambola azzurra.
-Cosa ti fa pensare che io sia speciale?- disse Marlène, ormai finito di fissare l'anello e tornando a fissare la bambola con grande interesse.
-prima di tutto non è normale per un umano entrare nel sogno di una bambola.- disse, mentre Marlène parve riflettere su quelle parole. -secondo...riesco a percepire molto bene i tuoi sentimenti...non come con gli altri, è come se tu fossi molto in sintonia con me.- concluse, mentre la ragazzina dai capelli corvini sorrise.
-mamma diceva che avevo un dono.- disse.
-aveva ragione. E' raro trovare un umana con questi poteri...- disse alzandosi e stiracchiandosi.
-ma...Ririnkai, questo è il tuo nome, vero?- chiese, sperando di non aver sbagliato la pronuncia del nome.
-si, chiamami pure Ririn o Rin se ti va. Tu invece? Marlène, giusto?- chiese, osservandola dolcemente.
-ok vada per Rin...si, mi chiamo Mar...ma tu come lo sai?- domandò d'un tratto, esterrefatta. Non aveva mai detto il suo nome. Ririnkai ridacchiò.
-Sembra che ti stia molto a cuore ma che tu non voglia dirlo a nessuno. Perchè ti celi?- chiese, sedendosi nuovamente e tenendosi pronta ad ascoltare la storia. Marlène si rattristò.
-non posso dirlo a nessuno...se no mi trovano e mi uccidono...- disse, pensierosa -come hanno fatto con i miei genitori...-.
-uhm...ti va di raccontarmi qualcosa?- chiese, attenta alle sue reazioni.
-ecco...- era restìa a parlare di ciò, ma forse doveva farlo. Era da tempo che voleva sfogarsi e dopotutto quello era un sogno, no?
-avanti. I pensieri sono confusi, ho bisogno di te per metterli assieme, non posso capire cosa succede da sola, non con tale confusione dentro il tuo cuore...- disse, osservandola negli occhi. Marlène si sentì più forte e annuì, iniziando a narrare.
-L'impero ha ucciso i miei genitori perchè sono i Granduchi di Laviève,,,erh...lo erano..- rivelò, tristemente -e cercheranno anche me perchè sono l'erede.- disse infine.
-E' un bel problema...praticamente vogliono il tuo territorio e finchè sei viva puoi reclamarlo..giusto?- chiese la bambola azzurra pensierosa.
-Esatto...- rispose, osservando il pavimento con tristezza.
Ad un certo punto, Ririnkai alzò il capo, nervosa, issandosi immediatamente e osservandosi intorno in cerca di qualcosa.
-cavolo.- esclamò, preoccupata. Marlène la osservò stranita.
-che succede?- chiese, mentre Ririnkai le si era avvicinata e la stava fissando negli occhi.
-Ti prego, devi risvegliarmi.- le chiese, pregandola.
-co..come?- rispose sconcertata la bambina dai capelli corvini.
-Il mio baule...non so dove si trovi.- disse, osservandosi intorno. -trovalo e troverai anche me. Solo tu puoi caricarmi.- le disse, tornando a fissarla.
-ma come sarebbe che non sai dove ti trovi?- le chiese, incredula per le parole appena udite.
-il coniglio non vuole far svegliare nessuna, mia sorella ha portato il baule di nascosto fuori dall'N-Field- raccontò, ma Marlène non capiva nulla di quello che la bambolina stava spiegando -non so dove mi trovo e non posso chiederlo a mia sorella perchè non la trovo.- aggiunse.
-cioè...devo trovare quindi il baule dove ci sei tu dentro?- ripeté per essere sicura di aver capito bene la richiesta.
-Si, esatto. Trovami e caricami, ti prego!- le chiese ancora, in lacrime. -Svegliami! Non voglio più dormire ed essere costretta a questa tortura!-
-che tortura?- chiese Marlène spaventata, ma Ririnkai scosse il capo.
-Devo scappare adesso, o lui scoprirà di te. Ti prego, fa come ho detto!- le disse. Marlène cercò di comprendere le parole della bambolina ma a quel punto vide tutto diventare bianco e infrangersi come uno specchio.
-RIRINKAI!- urlò la bambina, impaurita.
-Trovami! Ti prego!- echeggiò da lontano, finchè non si fece tutto buio e riaprì gli occhi.
Si guardò intorno, era ormai giorno. La villa era semi distrutta ma lei non aveva ferite e nemmeno William, che si trovava seduto accanto a lei, già sveglio.
-per ora è passato, hanno smesso di bombardare...- disse, osservandola sorridendo per lo scampato pericolo. Marlène si issò a sedere, osservano il ragazzo perplessa. -tutto a posto?-
-ho fatto uno strano sogno...- disse la bambina, massaggiandosi la fronte per la botta dovuta alla caduta. -era una...- ma non finì la frase. Il suo sguardo era fisso sull'anello con incisa una rosa, che portava al dito. Restò a bocca aperta, comprendendo che quello appena vissuto non era affatto un sogno, o almeno non completamente. Aveva davvero incontrato quella bambola e aveva stretto il legame con lei. Tuttavia lei era nascosta da qualche parte e doveva trovarla...ma come poteva mai fare?
-che hai?- chiese Willy, preoccupato.
-la bambola! devo trovarla!- disse, facendosi forza. William si portò la mano sulla fronte.
-oh no. Un altro oggetto importante dimenticato qui? Cerchiamola presto, su.- disse, alzandosi, ma Marlène scosse il capo.
-no no. Lei non è qui... mi ha detto che devo trovarla, devo trovare il suo baule e devo svegliarla!- disse, piena di volontà. Willy la fissò sconcertato.
-...si, davvero un sogno strano. Ora però smettiamola con queste sciocchezze e torniamo al rifugio, ci..-
-No.- urlò Marlène, interrompendo l'amico che si stupì. -Ririnkai mi sta aspettando. Prenderò un passaggio in periferia e mi farò portare in campagna.- disse, sicura di sé.
-Allora...primo, perchè dovremmo fare una cretinata del genere? E' stato solo un sogno, no? Le bambole non parlano.- disse, cercando di far ragionare la ragazza. -secondo, perchè vuoi andare in campagna?-. A quest'ultima domanda, Marlène rimase perplessa. In teoria non lo sapeva manco lei, possibile che fosse una decisione presa istintivamente oppure dettata dalle sue strane capacità. -Beh, qualunque sia il motivo credo che tu abbia avuto una bella idea.- disse il ragazzo, stupendo la giovane. -le campagne sono poco prese di mira dall'esercito, che mira a distruggere le grandi metropoli.- spiegò, sorridendole.
Inaspettatamente, i due si stavano dirigendo, dopo aver preso le loro poche cose dal rifugio, verso la periferia, chiedendo alla gente chi si apprestava ad andare nelle campagne.
Mentre si trovavano in una accesa discussione con una sarta, che non voleva farli salire sul suo carro, furono interrotti da un uomo coperto da un mantello bianco. Marlène fu subito messa in disparte dall'amico che voleva proteggerla, ma non c'era bisogno. L'uomo si sfilò il mantello, rivelando il viso di una donna, bionda e segnata da combattimenti e da una vita di addestramenti e di sforzi fisici. Adel Croixenne, capo delle guardie ducali.
-Adel!!!- urlò gioiosa Marlène, abbracciandola.
-Milady, non dovreste esporvi così alla gente, potrebbero esserci spie dell'impero.- disse, duramente. William sospirò, era ridicolo che non aveva pensato ad un pericolo simile.
-Mi dispiace....ma siamo diretti in campagna ma non soppiamo come andare!- disse la ragazza, chinando il capo, rattristata. La donna si chinò e le prese il viso tra le mani, dolcemente.
-Vi ci porterò io. Conosco un fidato artigiano che si trasferisce in campagna da parenti con tutta la sua famiglia e può darci un passaggio.- rivelò Adel. Marlène la abbracciò, entusiasta.
-Ci puoi indicare chi è questo artigiano?- chiese William, felice per l'inaspettata fortuna.
-Vi porterò io stessa.- disse, decisa, la donna.
-Oh, sei molto gentile ma non vogliamo disturbare...- disse il ragazzo, che non voleva coinvolgere altre persone. La donna mutò la sua calma espressione che divenne più seria.
-Io sono ancora il capo delle guardie ducali. Ho il compito di proteggere la duchessina Marlène-sama a costo della mia vita- disse, con fermezza. I ragazzi la fissarono stupiti. -Ero appunto alla sua ricerca. Adesso che l'ho trovata, non la perderò di vista neanche per un istante.- continuò, stupendo ancor di più i due. -inoltre, ormai il mio esercito è fuori uso, siamo rimasti in pochi. Il mio compito è quello di sorvegliarvi e proteggervi e così sarà. Per cui, se abbiamo finito di colloquiare, possiamo avviarci verso la bottega.-
Dopo l'inquientante rivelazione, i tre si sistemarono sul carro dell'artigiano e partirono alla volta delle campagne. William era abbastanza teso a causa della presenza di Adel, tuttavia, ritenne la sua presenza fonsamentale per la sicurezza di Marlène. Era meglio così, era stata una fortuna incontrarla, ed era sicuro che sarebbe rimasta sempre al loro fianco per vegliare sulla duchessina.